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Velio Carratoni

Le Ragioni di un premio

1. Cacciatore/Fondazione Marino Piazzolla. Un rapporto di riproposta, di riconoscimento, da parte di chi ha assegnato, sia pure alla memoria, un premio per valorizzare un autore secondo la giuria ritenuto “ingiustamente dimenticato”.
E tale premio porta il nome di Piazzolla. L’edizione è il 2003 del Feronia/ Città di Fiano.
Per volontà di Piazzolla, secondo Statuto, è indicata la disponibilità a riproporre non monocordamente se stesso, ma altri esponenti della cultura, della poesia, tramite borse di studio o assegnazioni di premi. Dimostrazioni di generosità, da parte di un autore fuori moda, burbero, insofferente, contraddittorio, vulcanico, soprattutto nella sua visionarietà. Sono famose le ire, le avversioni, gli antagonismi, le ilarità volute o inconsapevoli di colui che era stato amico di Cardarelli, per poi divenire suo antagonista o avversario, tanto da definire l’autore di Tarquinia, “poco informato, autodidatta mediocre, pur essendo dotato di viva intelligenza e gusto”.

Siamo ai tempi de “La Fiera Letteraria”. La collaborazione di Piazzolla a tale testata era iniziata alla fine degli anni Quaranta, dopo il rientro dalla Francia, dopo il periodo di Narciso. Collaborazione proseguita anche dopo, fino agli anni Sessanta, con interventi che riguardavano la poesia o le rievocazioni della vita parigina o la critica di artisti che esponevano e producevano durante gli anni della cosi detta Scuola Romana.
Nel 1960 avviene un fatto strano. Piazzolla si trova tra i partecipanti al Premio Viareggio con l’opera Mia figlia è innamorata. Con tale titolo l’editore Cino Del Duca aveva ribattezzato Le lettere della sposa demente. Di questa modifica l’autore non era d’accordo. La subì risentitamente.
Il volume in questione al Viareggio ebbe otto voti su nove. Di ciò ci ha informato lo stesso autore, rispondendo nel 1982 ad Angelo Sabatini a Radio Uno della Rai, nella trasmissione a cura di Gianni Bisiach. Intervista da me ripresa nell’ Omaggio a Piazzolla, volume II, pag. 729 del 1993.


Un Cacciatore di troppo


Piazzolla, con voce alterata, come da registrazione in mio possesso:“Quando Ungaretti, che come membro della giuria, si trovava a Roma e non a Viareggio, seppe che il Premio stava per essere assegnato a me, propose il libro di Edoardo Cacciatore, Lo specchio e la trottola e tentò di influire sui giudici che avevano votato per me…Tra i giudici vi erano Rèpaci, Schiaffini, Titta Rosa, Bigiaretti, Primo Conti, Ravegnani… La discussione si era protratta per ore… Quando Schiaffini pregò Ungaretti di spiegare la poesia di Cacciatore, Ungaretti si trovò in difficoltà. A questo punto intervenne Bigiaretti che disse ai commissari colleghi: “È inutile che continuiamo. Il Premio non lo diamo né a Piazzolla né a Cacciatore. Lo diamo a Volponi”.
Seguita Piazzolla: “Ricevetti così come premio di consolazione la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica… Si è verificato – prosegue – che un giudice non presente abbia tentato di indicare alla giuria l’assegnazione ad un libro che era già stato scartato”.
Nel tono di Piazzolla si sente un certo livore verso Ungaretti, che perdurò diversi anni, dopo che Piazzolla su “La Fiera Letteraria” aveva riportato il giudizio di Gide che lo definiva: “Un modesto suonatore di flauto, epigono di Apollinaire e Valery, pur in possesso di qualche folgorazione e spirito di arrivismo”. Noi non sappiamo quali siano state le reazioni di Cacciatore ai risentimenti di Piazzolla, che lo coinvolgevano di riflesso.
Sappiamo, invece, che, grazie a Piazzolla e al Premio Feronia, Cacciatoreè stato rimesso in discussione. E noi oggi siamo qui anche grazie a tale assegnazione.


2. Il Premio conferito a Cacciatore, che porta il nome di Piazzolla, non riguarda un ripensamento, ma un’evoluzione dei tempi che dimostra come ciò che resta e si svolge per sviluppo naturale tenda a fare giustizia di tante meschinerie o parzialità.
Non sono le schiere, le faziosità che determinano fatti avvenuti, ma il giusto distacco, senza scopi o rivalità preconcetti.
Un autore irascibile come Piazzolla, con le sue volontà magnanime, ha forse previsto con la sua inconsapevole generosità ogni aggiustamento possibile.
Lui non ha lasciato veti o sbarramenti. La sua Fondazione, che si è associata a questa giornata di studi, ha lasciato tutto alla cultura.
Mentre ancora tanti steccati restano invalicabili. Come certo ricadere in un imbarbarimento generale, di fronte al quale è già molto se oggi ricordiamo un autore, per ragioni culturali, che superano ogni dubbio o contesa.


Come Presidente della Fondazione Piazzolla ho ricordato un fatto forse insignificante ma sintomatico dell’ ambiente poetico che dagli anni Sessanta non è certo mutato. Si dovrebbe dire: “Così va la poesia”.
Dalla rissosità siamo arrivati ad una forma di saturazione o di annacquamento generale, di rimozioni forzate, di proposte o riproposte di autori bluff che scrivono con lo stampino.
Contraddittoriamente, grazie ad influssi insperati, oggi riparliamo di Cacciatore che ancora, purtroppo, resta fuori. Dagli schemi, da certi repertori, da tanti elenchi ufficiali.

Risulta interessante, in quanto autore recalcitrante a forme di recupero programmate.
Ci ha provato Manni Editrice con risultati in risalita, dopo che la Einaudi, con il Discorso a meraviglia del 1996, prefato da Ferroni, aveva in parte fallito con la sua iniziativa.
Ci rincuorano le recenti recensioni di Raboni su “Il Corriere della Sera”, di Giuliani su “La Repubblica”, dopo il paginone de “Il Messaggero” con l’analisi critica di Renato Minore, in occasione del conferimento del premio su citato del luglio scorso, dopo che “Poesia” aveva preso le distanze da tale autore, a seguito del ricordo apparso nel numero 102 del 1997.


Ho detto che il silenzio di tanti critici su tale autore, ci rende fieri di averlo riproposto.
E la giornata di studi di oggi fa parte di un’impresa che offre occasioni inaspettate, pur lente nel loro evolversi.
Quindi giudizi critici che girano, secondo i quali “la sua poesia nasce quasi per distillazione della prosa, trovando antecedenti nel filone metafisico inglese e nel barocco tedesco, animata da una forte carica gnomica”, pur risultando luoghi comuni, fungono da pretesto per approfondire ancor più le ragioni di una presenza/assenza, tanto sintomatica, in quanto contraddittoria e inconsueta nel panorama delle nostre lettere.


Sempre per parlare di giudizi, non tanto numerosi, concludo ricordando la motivazione letta durante la cerimonia del XII Premio Letterario Feronia, 2003, Fondazione Marino Piazzolla, su citato, in persona del suo relatore Giorgio Patrizi: “Si conferisce all’opera e alla figura del poeta-filosofo Edoardo Cacciatore, riconoscimento per i suoi versi e saggi derivanti da una razionale visionarietà, che mette in scena le motivazioni ontologiche da cui prende slancio l’espressione poetica in direzione di un linguaggio totale”.
E non dimentichiamo che il Premio veniva anche assegnato al volume Tutte le poesie, edito nel maggio 2003 da Manni.