Sida Košutić

(Radoboj, Krapina, 1902 – Zagabria, 1965)

 

 

ORME CANCELLATE  (Izbrisane stope)

            Oggi seguo il cammino dove sono le tue orme cancellate.
            So che cosa ti condusse per di qua, le calco e sono ugualmente condotta.
            Perciò chino la testa per non essere disturbata e fermata sia pure per un attimo, sicché dovrei separarmi da te.
            Io seguo il sentiero dove sono le tue orme.
            Coloro che s’affrettano accanto a me e spiano dei conoscenti, so che non seguono le orme dei loro cari.
            Perciò, stando poi soli, non hanno nessuno con cui parlare.
            Ed io chino la testa per non essere disturbata, mentre seguo il cammino dove sono le tue orme cancellate.

(Mietitura del fidanzamento, 1942)

 

CASETTA FATTA DI SOGNI  (Kućica od sanja)

Avevo una volta una casetta fatta di sogni.
Era lussuosa, ma piccola: appena per te e per me.
Nella stanza odoravano i rami di pino e sulla brace facevamo ardere le bacche di mirtillo.
Di notte il chiaro di luna tesseva sulle rocce arazzi argentei, e allora guardavamo le piccole cerve, mentre si appressavano di soppiatto alla sorgente.
Bevi cervetta, bevi! La notte se ne va presto, il chiaro di luna impallidisce, gli arazzi svaniscono.
Non c’è più la mia casetta fatta di sogni.

Per il bianco sentiero una donna si mette in viaggio, viaggio lontano.
L’unico suo bagaglio è una brocca preziosa.
Dà da bere a ciascuno che la incontri e la preghi.
          – E che cosa resterà a te stessa? – chiedo.
          – Niente. Ma la brocca è sempre più leggera e più agevole al cammino.

Forse tutti i sogni sono vani e la via migliore è indicata da quella donna.
Forse.
Eppure preferirei con te far ardere sulla brace le bacche di mirtillo e aspettare che le cerve sorgano dagli arazzi tessuti dal chiaro di luna.

 

GRAZIE AL NEMICO  (Hvala neprijatelju)

          A volte mi prende il desiderio irresistibile di far pace col nemico, solo per ringraziarlo del dono di dolore, con cui mi ha ferito.
          Fino a quel momento m’inebriavo di dolce illusione che fosse un bene tutto ciò che avevo e che dovevo ancora acquistare.
          Ma venne lui. Mi schernì abietto. Sconvolse e sparpagliò tutto il mio tesoro, ignorando lui stesso quanta parte me ne scoprisse, perciò mi raccolsi e con maggior cura misi in serbo quanto ce n’era di più prezioso.
          Oh, grazie nemico, per quel dono di dolore.
          Senza di te non avrei mai saputo quale fosse il valore di quello che avevo e dovevo ancora acquistare.

(MIETITURA DI FIDANZAMENTO, 1942)

LAGO MORTO  (Jezero mrtvo)

Mi pare che – ogni lago fosse morto:
non risponde ai richiami dei venti per farne stormire
                                                                      il giorno,
né si fa portare dagli uragani, che percuotono il sogno
                                                                      degli sfiancati.
Ogni lago è morto.

Tra le rive strette giace come un morto nella sua bara.
Appena qualche volta batte le ciglia.
E dà un’occhiata alla bava paludosa, che gli striscia sopra.
Allora muto comincia a dibattersi:
spasima da un capo all’altro della sua bara e di nuovo,
                                                                      un’altra volta muore.
Di nuovo il lago muore, con una lacrima spenta nell’occhio.

Sognerà tutta la notte la tristezza dietro la fuga dei
            fiumi, che di giorno scaricano il sole nel mare,
e nelle notti chiare la luna e le stelle.

Oppure no… oppure no…
Il lago non si rattristò nemmeno.
Esso vide le ninfee, le rose acquatiche sul suo cuore, come
            navigavano, come navigavano sulla sua lacrima.
Perciò tremò senza rumore da un capo all’altro della
                                                                       sua bara.
Quando sarà ricoperto dalla beltà delle rose spuntate
               nel suo cuore, non gli striscerà di sopra
               la bava paludosa.
Il lago morto diventerà un giardino di rose, che
               oscilleranno nell’acqua, nel loro cammino tremante.

Dove vanno le rose, queste viaggiatrici sfinite, dove?
Non dietro i fiumi, non dietro il mare lontano.
Esse non desiderano che fiorire sulla stessa sorgente,
               sullo stesso cuore e sulla stessa lacrima.

Oh lago morto, con le rose sul cuore, non svegliarti.
Cresca silenzioso il giardino delle tue rose.

Viaggiatrici sfinite, tutta la notte e tutto il giorno
               resteranno accanto a te, nella tua stretta bara.

(LAGO MORTO, 1956)

 

BICCHIERE DI FIORDALISI  (Različaka čaša)

Sono azzurre lagrime celesti
Che nel pane di frumento gocciolarono
Mentre maturava ancora nel campo
E nutriva le quaglie di grano.

Sono ragazzi azzurri
Tutti ugualmente ridenti;
Vivevano trasognati
Facendo la guardia tra le spighe.

Ora sono un bicchiere di espirazioni blu:
Bicchiere di fiordalisi.

Hrvatski ženski list», 1939; BICCHIERE DI
FIORDALISI, 1997)