Nota Redazionale

Già avevamo espresso in un precedente numero di Testuale l’idea di acquisire ulteriori strumenti, quando se ne fosse presentata l’occasione, al di là di quelli tradizionali (linguistici, retorici, semiotici, stilistici, ecc.) per meglio inseguire quel testo (essenzialmente poetico) che si presentò desiderabile fin dalla fondazione del periodico (quasi venticinque anni fa), secondo l’esplicito annuncio della sua testata.

Un esempio di avvicinamento all’oltre della poesia, e della stessa critica, ci è fornito qui dalla fantasmagorica eppur rigorosa rilettura che Raffaele Perrotta fa di d’Annunzio (della cui magmatica e modernissima predisposizione materico-linguistica è bene di tanto in tanto ricordarci, accantonando certi ancor radicati pregiudizi, non sempre strettamente poetici).
 Così ritorna qui (e potrebbe leggersi anche come postumo omaggio ai particolari interessi critici di Giuliano Gramigna) la preoccupazione psicanalitica. L’attento lettore non mancherà di scoprire – per intrinseca analogia – valori in realtà propri della poesia medesima nei concetti di erotismo, di desiderio, di possesso, di inattingibilità, di totalità esplorati sapientemente da Giorgio Barbaglia.

Altro apporto in qualche modo fuori testo rispetto all’attenzione verso la poesia contemporanea consiste nell’intervento, tradotto dall’inglese dalla stessa autrice, di Erith Jaffe-Berg (docente e ricercatrice della University of California) in merito all’esperienza plurilinguistica e plurisegnica di un pensatore e poeta poco conosciuto, di lingua ebraica, vissuto nel sedicesimo secolo: Leone De’Sommi Portaleone.

La tradizionale ricerca, pur nella sua individuale e innovativa originalità, trova conferma nelle analisi di Giovanni Infelise, Giancarlo Buzzi e Alberto Bertoni.

Ci ha lasciati, or non è molto, Lina Angioletti, dopo una lunga vita straordinaria tutta dedicata alla poesia. Poetessa raffinata, saggista e traduttrice di grande qualità interpretativa. Un’amica preziosa e collaboratrice attivissima di “Testuale”. Amica sensibile di tutti coloro che alla poesia guardano (… una grande illusione…) come all’ultima speranza di riscatto per un uomo, sovente ormai “senza qualità”.