Le Energie del Testo - Piet Mondrian

 

Esemplare in relazione a queste proposte è in assoluto l’opera pittorico-concettuale di Piet Mondrian.

Ovviamente se ne parla qui nell’ambito di quella concezione ampia del termine poesia, che comprende sia l’arte, sia la musica. E non si ritiene di dover tracciare una approfondita disamina della sua opera, già ampiamente analizzata e discussa in oltre sessant’anni dalla sua morte - basti ricordare di passata i giudizi di Jaffé, di Argan, di Seuphor, di Menna, di Ragghianti, di Tomassoni, solo per nominare alcuni critici fra i più autorevoli del movimento del neoplasticismo (e delle prese di posizione teoriche della rivista De Stijl) sviluppatosi dopo il 1917. Dal quale Mondrian si distaccò in parte nel 1925 rivolto ad un maggior rigore matematico-geometrico fondato sull’uso assoluto della linea retta in piano e dei colori primari.

Mondrian teorizzò il riconoscimento della storia progettando tuttavia di riscattarla dai vincoli delle sue forme e vicende particolari. Dai vincoli del contingente. La storicità si risolse quindi nell’utopia, comunque estranea a ideologie politicamente orientate. La ragione avrebbe dovuto dominare la vita e l’arte neoplastica avrebbe risolto nell’assolutismo geometrico tutte le contraddizioni. E in ciò non fu estraneo da una visione mistica della vita mediata anche dalle proposte dei teosofi Schoenmaekers e Steiner. Tuttavia, di queste teorie, al di là di un vago spiritualismo venne esaltata l’idea di una mistica positiva (iconoclasta secondo la visione protestante), propriamente in quanto fondata sul rigore matematico-geometrico, assoluto eppure concreto, e sull’impegno e sulle realizzazioni sociali dell’architettura neoplastica. Sottolineando l’elogio, positivistico, dei progressi tecnologici. Di qui derivò l’ostracismo di De Stijl ad ogni inclinazione sentimentale e al soggettivismo, affermandosi che l’arte non si distingue dalla vita - ma con l’obbiettivo di eliminare dalla vita il tragico quotidiano. Ne derivò quell’impassibilità che negò il valore d’ogni simbolo e optò per una attività figurativa essenzialmente promossa dalla pura razionale percezione.

In realtà il riscatto dell’uomo e quindi della sua storia, nell’utopia di uno spirito armonico universale, non può che rivolgersi alla negazione della storia come contingenza. Poiché la Storia avrà comunque la sua storia. E l’arte e la poesia, d’altro canto, ancorché interagenti con la vita storica, avranno la loro storia, che è di fatto recepita (al di là di ogni illusione palingenetica) dalla volontà di conoscenza sensibile nel flusso della indifferenza biologica. L’utopia è parte - esaltante e insieme fallimentare - della Storia. Solo la coscienza del flusso biologico del poiéin (come fare) può in effetti superare il conflittio fra arte e storia.

Al di là delle teorizzazioni a volte contraddittorie dei protagonisti del neoplasticismo e di Mondrian, è l’opera dello stesso Mondrian a testimoniare di questa vicenda nel rapporto insieme conflittuale e armonico, inderogabile nel suo flusso, fra arte e vita. Basta rimandare ogni intima rivelazione alle tre fasi del suo poiéin che possiamo sintetizzare in alcuni fra gli esempi più significativi

La prima riguarda l’analisi e la frantumazione della realtà contingente: Albero argentato (1911) e Melo in fiore (1912, entrambi al Gemeentemuseum de L’Aia) in parziale adesione al cubismo analitico.

La seconda va dal Quadro I (1921, Basilea, collezione Müller) alle Composizioni intitolate ai colori primari che le dominano (1921-1936 in varie collezioni e gallerie d’arte contemporanea dall’Olanda, agli USA, alla Svizzera). Tutte ben note oggi al pubblico. La contingenza è assolutamente rimossa, la storia annullata, i suoi particolari concettualmente stemperati nel rigoroso equilibrio di due soli elementi, le marcatissime linee rette verticali e orizzontali e i campi di colore puro (rosso, giallo, azzurro, blu, nero) che raggiungono l’equilibrio nella distribuzione armonica dei diversi pesi. Ormai la nullità figurale è raggiunta.

Nella terza Mondrian, soprattutto dopo che si sarà stabilito negli USA, passerà dall’equilibrio statico, in cui la vita fluisce sotto la nullità concettuale, all’equilibrio dinamico, che agiterà il nulla entro la ritmicità dei propri eventi (di fatto estranei alla contingenza storica). Poiché il nulla della poesia è il flusso biologico e cosmologico, e metamorfico, della realtà. Una sequenza ritmica di stati di crisi e di rinascite. Sarà l’incompiuto Victory Boogie-Woogie americano (1943-1944, Meriden, Collezione Burton) il punto d’arrivo. I colori e i ritmi divengono frenetici, tuttavia sempre compresi in quadrati e rettangoli delimitati da linee rette, ora interrotte, ed esaltati nel loro dinamismo dai campi vibratili di colore.

Il nulla della poesia racconta la sua storia, appunto, e i suoi dinamici sommovimenti.