Massimo Mori

Una testimonianza

Ho conosciuto la scrittura di Gilberto Finzi quando uscì il suo libro “L’alto Medioevo nel suo più brutale ricorso ai nostri giorni” uscito nel 1970. Volume che precedeva di un anno, con una previsione purtroppo da entrambi confermata, quello di Roberto Vacca “Il Medioevo prossimo venturo”. Una seconda tappa di questa mia importante conoscenza si verificò nel 1983 quando organizzammo a Firenze con gli amici di Ottovolante una mostra sulle riviste di poesia con la pubblicazione di un relativo “Campionario” che avevo curato assieme a Franco Maniscalchi, In quella occasione esponemmo in mostra alla Libreria Feltrinelli di Firenze il primo numero di TESTUALE diretta da Gio Ferri, Gilberto Finzi e Giuliano Gramigna. Da allora costante è stato il mio rapporto con il periodico. Un successivo incontro con Gilberto Finzi avvenne in occasione di un ciclo di letture di poesie organizzato a Palazzo Medici Riccardi, sempre a Firenze nel 1985, quando invitammo il poeta e critico a leggere i suoi testi nell’ambito del ciclo “Le scritture della poesia” a cui, oltre a Gilberto, intervennero Valerio Magrelli, Maurizio Cucchi, Giulia Niccolai.

Da quegli anni ’80 e fino ad oggi posso dire che tra gli amici dell’area lombarda, di cui nutro grande stima e ammirazione, Gilbero Finzi ebbe ed ha un ruolo di primo piano e la sua scomparsa denuncia purtroppo un altro vuoto incolmabile.


(Firenze, 21 gennaio 2015)