Josip Sever

(Blinjski kut, presso Sisak, 1938 – Zagabria, 1989)

 

 

STAMPO DELLA PIOGGIA   (klišej kiše)

dall’orologio in piazza
lungo le vie praška e vlaška1
andava la pioggia
come suon di ottoni.

a me parevano
accordi di sorci
o un’ombra di fumo
oltre i licheni.

o il tempo cavo
per lo spazio vuoooto
che si smentisce
e vien annullato.

 

FRAMMENTI DAL POEMA TAIGA   (fragmenti iz poeme tajga)

la taiga è legnoso spettro
noi siamo alberi per paura

è partita dalle rive dell’ob
verso le rive del lago uri
la taiga violenta
legnoso spettro

attraverso una giungla di ciminiere
tuona
e abbatte provincia dopo provincia
la taiga violenta
legnoso spettro

sbarrato il passo
alla taiga violenta
dalla violenta ferrea ruhr
ma è orrendo
il legnoso spettro
urrà!

la ruhr è ora il passato
come pure in agade ur
ammasso di macerie
per ararvi un solco
è orrendo
il legnoso spettro

               r
            r u r
               h
               r

ma la ruhr un tempo
città dopo città
ora appena un nome
poi anche il nome si sfa
e dovunque regna la taiga
legnoso spettro

(IL DITTATORE, 1969)

 

SPOGLIA LA TUA ESPRESSIONE DECENTE … (Svuci svoj pristojni izraz…)

Spoglia la tua espressione decente
affinché fiorisca
la mia stanza

qui dentro di essa il silenzio
ha messo le braccia sotto la testa e dorme
nelle chiavi del vino
rimbomba la voce bianca

vedi tu le mosche sui vampiri
che cosa rimase ancora
del loro sangue vampiresco e della pelle?

Si affaccia il vento dentro la finestra
nero e orrendo
come uno stregone bruciato

 

DESCRIZIONE PROTETTIVA DELLA PESTE
RITUALEMAGICO

(Zaštitni opis kuge. Magični obred)

frammento


divampo
poi mi ricopro la faccia ch’è come stoviglia
racconciata dalle sale invitanti
si mettono a correre le miglia nautiche
d’uno spazio organizzato
a h ,    q u e s t o    o c e a n o ,    q u e s t o    r i s o    d i    o c e a n o
a h ,    q u e s t a    e r m e t i c a2    d e l l e    v o c a l i
i    g r i f o n i    d a l    m u r o
ah
dissero: è un campionato
un campionato tra me e me
perché io sono sempre secondo e ciò mi tormenta
IO VOGLIO ESSERE PUR UN PO’ PRIMO
IO VOGLIO ESSERE IL PRIMO DI ME STESSO NOTO
E LA DELIZIA STA NEL FATTO CHE SONO SECONDO
che sono secondo estraneo a me stesso
e ciò mi accade come un vero diavolo
un vero diavolo in un fato inventato
CHE COSA PUÒ DIRE LA VOCE?
oh si santifica/vendica a me la pesante frase fatta di deplorazione
e    c h e    a l t r o    p o t r e b b e
la voce: delle miglia nautiche
sulla quercia e sull’alga
sul coro e sul corallo
e così via in un suono simile
la voce: LE NOTIZIE SECONDO IL PIEDE
SECONDO IL PIEDE E SECONDO LE NARI
INTENSAMENTE SECONDO IL SUONO
E DI NUOVO
LA VOCE: nei sandali estivi
possiede la neve tali attrezzi?

l a    v o c e    si ritira
u n a    l i n e a    la segue come ombra
l a    v o c e    s i    f e r m a    d a v a n t i    a    u n    s e p o l c r o    e    c h i e d e
m i o    signor sepolcro
c o m e    s t a    mio signor sepolcro?
c o m e    s t a    s u a    moglie?
c o m e    s t a    la sua ardita discendenza?
                        (d i g r e s s i o n e    e    i l    v e n t o    d e l l a    c e n t e s i m a    c a s a)

vanno pian piano le nere dure ferree tavole di quercia
si strascina di nascosto la neve d’un tempo
intorno alle mura cadute dell’ex-settimo cielo
sillabando come labbra
come chicchi d’incendiata uva assortita
il vino urta come fulmine un palo
l’acqua nobile si solleva nella sua reale altezza
l’ a q u i l a    c h’ è    c a d u t a    n o n    è    p i ù    n o b i l e
l’aquila che fonda il nuovo stato degli arditi inizi della sua volontà
d’improvviso chiede a tutti questi compagni di viaggio
tutti questi nibbi
tutti questi sparvieri e altra plebaglia di rapaci alati
che cosa vi succede
voi cambiate le penne
voi razza implume

(ANARCOCORO, 1977)3

 

CAVALLO BOREALE 4  (Borealni konj)

Quando illanguidiscono i miei pensieri sul cavallo
Nell’arco celeste appare allora
Questo cavallo in impennata
Quando affondano le sue mosse
In un vasto scacco nella sabbia

Quando la sua criniera si libra
Nella spruzzaglia del mare
Che spuma molato
Come un bicchiere boemo
Su una dura tavola di quercia

E quando vien cavalcato dal principe
E quando vien cavalcato dal vescovo
E quando vien cavalcato dal minatore
E quando vien cavalcato da Wagner

È qui il suo nervo norvegese
La sua spada turchese
E questo sabbioso Negev
E questa pusta magiara
Senza cavaliere

Quanto sfarzo nel cavallo
Quando s’impenna e sta così
E rimane
Nel colore bianco
Bianco cavallo

(CAVALLO BOREALE, 1989)

 



1 Toponimi del centro di Zagabria.torna su

2 Neologismo: come «aritmetica» e sim.torna su

3 Orig. Anarhokor – neologismo; pare che alluda fonosimbolicamente al «coro» (kor) anarchico, ossia alla pluralità di voci (altre voci) discordanti e unite nel soggetto poetico.torna su

4 Variante definitiva della poesia, già apparsa con il titolo più semplice Cavallo, e senza maiuscole relative ai capoversi e ai nomi propri, in Anarcocoro.torna su